domenica 26 agosto 2012

27 Agosto



La valigia e' quasi pronta, restano le ultime cose che dovro' riporre con cautela, per riuscire a chiuderla. Come sempre, esagero.

Poi c'e' lo zainetto, dove devo mettere il portatile, l'immancabile libro, qualche scartoffia di lavoro e la pochette con le cose da bagno.

Manca l'Aulin per il mal di testa ed i biscotti secchi che sono il miglior rimedio contro il mal di stomaco.

Destinazione: Santiago del Cile.

Chi l'avrebbe detto che, a cinquant'anni, avrei iniziato a fare la spola con il Sud America ogni due mesi?

Che avrei imparato la mia quarta lingua straniera, che avrei conosciuto ed avuto a che fare con gente di tutte le razze, che sarei stata ad Hong Kong da sola e poi in Cina, che andro' a Francoforte ed a Colonia e chissa' ancora dove....Forse anche in Giappone?

Sono pronta.

Spalanco bene gli occhi e metto il cervello in modalita' "ON JOURNEY" o, meglio, "DE VIAJE".

lunedì 20 agosto 2012

Nove Vite Come I Gatti



Da “Nove Vite come i Gatti” – autobiografía di Margherita Hack –


“L’universo ci si presenta con una ricchezza sfacciata e non ci offre un manuale di istruzioni. Tocca a noi osservarlo, individuarne i fenomeni ricorrenti, risalire alle loro cause, misurarne gli effetti e le loro manifestazioni, il tutto allo scopo di capire il funzionamento e la lógica di quello che ci circonda.

Unicamente cosi’ possiamo avere un quadro della situazione che non solo comprenda quanto piu’ possibile la nostra realta’, ma che sia abbastanza elástico da poter afferrare anche l’apparente illogicita’ di un’anomalia, di un tassello fuori posto, di un dato ribelle che non vuole saperne di piegarsi alle nostre spiegazioni.

Del resto e’ proprio nell’anomalia che risiede il senso piu’ profondo della scienza: se il mondo ed i suoi fenomeni fossero riducibili solo ed esclusivamente a costanti ferree e a sviluppi circolari sempre identici, il nostro lavoro di ricercatori sarebbe finito da un pezzo.

Per fortuna c’e’ sempre qualcosa che ci sfugge, perche’ e’ proprio quell’anomalia a spingerci a mettere in discussione quel che sappiamo, a rivedere i dati raccolti, ad affinare i nostri metodi di indagine e ad adattare la rigidita’ delle nostre conclusioni ai ritmi di un universo che tutto e’ tranne che banale e prevedibile”.

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Basta sostituire alcuni vocaboli e….

“La vita ci si presenta con una ricchezza sfacciata e non ci offre un manuale di istruzioni. Tocca a noi viverla, individuarne i fenomeni ricorrenti, risalire alle loro cause, misurarne gli effetti e le loro manifestazioni, il tutto allo scopo di capire il funzionamento e la lógica di quello che ci circonda.

Unicamente cosi’ possiamo avere un quadro della situazione che non solo comprenda quanto piu’ possibile la nostra realta’, ma che sia abbastanza elástico da poter afferrare anche l’apparente illogicita’ di un’anomalia, di un tassello fuori posto, di un dato ribelle che non vuole saperne di piegarsi alle nostre spiegazioni.

Del resto e’ proprio nell’anomalia che risiede il senso piu’ profondo della nostra essenza: se i comportamenti umani ed i rapporti tra le persone fossero riducibili solo ed esclusivamente a costanti ferree e a sviluppi circolari sempre identici, il nostro lavoro di osservatori sarebbe finito da un pezzo.

Per fortuna c’e’ sempre qualcosa che ci sfugge, perche’ e’ proprio quell’anomalia a spingerci a mettere in discussione quel che sappiamo, a rivedere i dati raccolti, ad affinare i nostri metodi di indagine e ad adattare la rigidita’ delle nostre conclusioni ai ritmi di una vita che tutto e’ tranne che banale e prevedibile.

venerdì 17 agosto 2012

Rose & John


"Nonna, mi racconti una storia per addormentarmi?"

Quale vuoi sentire stasera?

"Quella di Rose e John..."

Uhmmm, ti piace proprio questa storia.

“Si, perche’ e’ una storia d’amore. E poi mi hai sempre detto che e’ vera, no?”

Certo che e’ vera!

Allora...

C'era una volta una coppia di ragazzi. Lui si chiamava John e frequentava il primo anno di ingegneria e lei era Rose, all'ultimo anno di liceo. I due ragazzi si conoscevano da tempo, perche' i loro genitori si frequentavano ed erano stati in vacanza insieme piu' di una volta.

Erano amici fidati e si volevano bene.

Quell'autunno, pero', Rose si era trasferita dai nonni, che abitavano in citta'.

Cosi', ogni tanto, John, che abitava nella stessa citta', passava a trovarla. Tra loro c'era una grande armonia e parlavano di tutto. Lei gli accennava anche dei suoi dispiaceri di cuore, mentre lui l'ascoltava attento, senza mai svelare nulla di se'.

Vedi, molti considerano la Primavera come la stagione dell'amore per quell'esplodere di fiori e pollini, che riconduce all'esplosione ormonale dell'innamoramento.

Ma nel loro caso non fu cosi'. Fu, piuttosto, come il cadere lento delle foglie ormai ingiallite, che si soffermano a mezzaria per poi volteggiare e toccare il suolo senza far rumore.

John passava a prenderla con la sua 500 Blu e, insieme, andavano in citta' a passeggiare o a teatro a vedere i grandi pianisti internazionali del Festival cittadino.

Oppure, lui l'aiutava a studiare fisica e lei andava a mangiare a casa sua e faceva comunella con sua mamma, che le preparava una pasta con le melanzane che era la fine del mondo.

E con questo incedere lento, quasi timoroso, si innamorarono ed iniziarono a sciverselo.

Cosi', in quel periodo, quando camminavano fianco a fianco sui marciapiedi del centro, lui le teneva orgogliosamente la mano, mentre lei si sentiva protetta come mai le era capitato.

Paradossalmente, pero’, non riuscivano mai a parlarne. Trascorrevano ore a disquisire di mille argomenti, ma mai toccarono i loro sentimenti. Gli sguardi erano eloquenti, ma i timori di lui e la titubanza di lei fecero si' che quell'amore rimanesse soltanto sulla carta.

Rose si aspettava un bacio che mai arrivo' e John temeva di non poterle garantire un futuro adeguato.

Cha bambi, tesoro mio! Non saprei proprio che altro termine usare! Due sciocchi innamorati che non sapevano come fare a dirsi che si amavano.

Ma, sai, erano altri tempi.

E fu cosi' che, senza capire come, si allontanarono.

Rose, tempo qualche mese credette di essersi innamorata di un tale che poi sposo’ e John passo’ anni a cercare di dimenticarla, senza riuscire ad innamorarsi di un'altra donna.

Trascorsero 3 decenni: lui si sposo' e lei ebbe un figlio.

Di tanto in tanto, si incontravano, per strada, con i rispettivi coniugi: si salutavano e scambiavano qualche parola di circostanza.

Nel corso di quei 30 anni, capito' anche, un paio di volte, che John e Rose si incontrassero da soli. In quei casi i colloqui furono piu' lunghi, anche se, a parlare, erano stati soprattutto i loro sguardi.

Ma, ancora, non era giunto il momento!

“Il momento del bacio?”

Non solo, il momento dell’incontro fatale.

Accadde al supermercato.

Rose stava facendo la fila al banco dei salumi. Si volto' e vide la moglie di John. Le sorrise ed iniziarono a parlare. Poi arrivo' lui e la moglie se ne ando' tra gli scaffali a cercare altro.

La mano di John era appoggiata sul carrello di Rose, come a voler stabilire un contatto interrotto. Parlarono qualche istante guardandosi fissi negli occhi. Rose lancio' il suo SOS e lui lo raccolse.

Dopo qualche giorno, John telefono' alla mamma di Rose e, con una scusa, le chiese il numero di cellulare della figlia.

Sai, alla mamma di Rose, John era sempre piaciuto e, ogni volta che lo incontrava, faceva in modo di fargli avere notizie della figlia. Quella sciocca, che aveva sposato uno che "non sapeva di niente, ne' di carne, ne' di pesce", come diceva sempre lei.

Va beh! I figli devono pur fare i loro errori, altrimenti non imparano mai.

Dunque, dove ero arrivata? Ah, si, al numero di teléfono.

Allora, John, che nel frattempo era diventato piu' sicuro di se' e che per nulla al mondo si sarebbe fatto scappare quell’ SOS di Rose, John, dicevo, chiamo' Rose al cellulare.

Quel sabato mattina, per pura casualita', Rose era a Milano perche' doveva andare ad una riunione.

Quando Rose senti' la sua voce, non rimase per nulla stupita e John, con l'audacia che non aveva avuto 30 anni prima, le chiese un incontro per il martedi' successivo.
Si trovarono nello squallido parcheggio di un supermercato.

Quando lei sali' nell’auto di John, si senti' a casa, proprio come nella famosa 500 blu dove erano stati per ore a chiacchierare.

Sembrava non essere cambiato nulla.

Lui metteva la gamba sinistra esattamente nella stessa posizione e le mani, sensuali come quando aveva 20 anni, continuavano a percorrere la circonferenza del volante, avanti e indietro, indietro ed avanti, lentamente o velocemente, a seconda dell’argomento della conversazione.

A John, lei sembrava bella come sempre, con quel sorriso che l'aveva conquistato e quegli occhi che parlavano dritto al cuore.

Si raccontarono e, come sempre, fu piu' Rose a svelarsi, a parlare del suo matrimonio problematico, del figlio, che amava piu’ di ogni cosa, del lavoro, delle sue passioni...

John si limito' a dire di essere stato piu' fortunato di lei, benche’ non si fosse sposato innamorato. Era stato posto di fronte ad una scelta: o mi sposi, o ci lasciamo. E cosi’, con scarsa convinzione, aveva optato per le nozze.

La mezzora a disposizione di Rose trascorse in fretta e si lasciarono dopo essersi scambiati gli indirizzi di posta elettronica.

Quello fu il loro primo incontro.

Seguirono alcune e-mail intrise di affettuosa amicizia.

Avevano commentato il loro ritrovarsi con gli stessi toni, con le stesse tinte pastello di sempre. Senza dare ancora sfogo all'impulso che in entrambi si agitava.
Ci fu poi un fatto tragico che cambio' definitivamente il corso delle cose.

In una notte di primavera, la mamma di Rose se ne ando' in cielo ed il suo bel sorriso si trasformo' nella stella piu' luminosa del firmamento.

John si presento' a darle l'ultimo saluto e per Rose fu un momento di autentica commozione.

Si ritrovarono, dopo qualche settimana, in un altro parcheggio.

Si presero per mano e si raccontarono un altro pezzo di vita.

Fino a quando, i loro sguardi non si incrociarono in quel modo mágico che a John faceva tremare le gambe ed iniziarono a riprendere il discorso interrotto 30 anni prima, quando Rose si aspettava un bacio da John, mentre lui aveva paura di andaré oltre quelle timide lettere.

"Nonna, ma, se si amavano, perche' non se lo sono detti?"

Tesoro, erano altri tempi e John e Rose avevano ricevuto un'educazione molto rigida che li aveva resi un po' troppo timidi ed impacciati.

Timorosi di farsi male, il male maggiore se lo sono fatto perche' non hanno saputo parlare.

Ma questo fa parte del passato. E ricordati che il passato non si puo' mai cambiare. Bisogna sempre guardare avanti, senza rimpianti.

Ed e' proprio per questo che, in quel parcheggio, John bacio', per la prima volta, la sua Rose.

Fu un bacio intenso che racchiudeva l'amore immenso che John aveva sempre provato per Rose.

“E poi nonna? Cosa e' successo? Si sono messi insieme?"

Beh, a modo loro, non si sono piu’ lasciati.

Ma lascia che ti racconti.

Trascorsero alcuni anni, un po' tumultuosi.

Dopo essersi ritrovati, John e Rose restarono in contatto, ma ognuno prosegui’ con la propria vita.

Si scrivevano spesso e, quando potevano, si sentivano al teléfono. Erano i mezzi che avevano per condividere, almeno in parte, la loro quotidianita’.

Inaspettatamente, arrivo' pero’ un'estate che Rose e John non scorderanno mai.

Accadde, che John ando' a trovare sua madre che stava trascorrendo i mesi estivi nella casa che aveva nello stesso paesino dove abitava Rose. Fu cosi che, casulamente, si incontrarono, soli, per le vie del paese.

Passeggiarono a lungo, conversando. E lo stesso accadde per altre tre volte nei giorni successivi.

Fino a quando Rose disse a John che, nel pomeriggio, sarebbe andata a camminare nel bosco.

Ci vorrebbe un bravo scrittore per descrivere cosa accadde esattamente quel pomeriggio. O un pittore impressionista che con le sue pennellate sapesse rappresentare la passione di quei momenti.

Rose e John si amarono di un amore puro.

E fu quello stesso amore che fece loro decidere di vivere quel sentimento cosi’ intenso rimanendo fedeli alla loro vita di sempre.

Separarsi dai rispettivi coniugi avrebbe significato far soffrire persone per le quali provavano affetto sincero.

E quando l’amore e’ cosi’ puro e cosi’ intenso, puo’ sopravvivere ad ogni difficolta’.

Parlarono per ore, senza piu’ remore. Senza timori. Svelandosi completamente e dando sfogo, finalmente, a quel sentimento tanto sopito.

“E poi?”

Continuarono la loro vita ordinaria, mantenendo il contatto soprattutto scrivendosi, invecchiando insieme, anche se separati. Vedendosi di rado, ma quanto bastava per constatare che erano fatti l’uno per l’altra, nonostante tutto.

Il figlio di Rose si sposo’ ed ebbe una bella bambina, mentre suo marito si ammalo’ e lei abbandono’ tutte le sue attivita’ per prendersi cura di lui che vive ormai in uno stato di semi-incoscienza.

“Ma c’e’ ancora il marito di Rose?”

Certo, e lei continua ad accudirlo con la pazienza che l’ha sempre contraddistinta, con affetto, ma senza trasporto.

Ha promesso di farlo fino a quando lui non chiudera’ serenamente gli occhi.

“E John?”

John si e’ trasferito nella casa di sua madre, al paese di Rose.

La va a trovare tre volte la settimana, di pomeriggio.

Prendono il te in cucina, si tengono per mano e, come hanno sempre fatto, parlano della vita.

“E sono felici?”

Si, tesoro. Felici di continuare a vivere il loro amore.

“Ma non si sono mai sposati?”

Non serve essere sposati per vivere un amore come il loro.

Adesso, pero’, e’ ora di dormiré.

“Va bene. Domani pomeriggio, quando viene lo zio Max a prendere il te, gli racconto la storia di John e Rose”

D'accordo, tesoro. Mi sa che lo zio Max abbia una vaga idea di questa storia e, chissa’, magari potra’ raccontarti qualche dettaglio che io non mi ricordo. Sai, la mia memoria, a volte, inizia a vacillare.

Sogni d’oro!