giovedì 4 luglio 2013

Le mie Santiago


Sono arrivata a Santiago poco piu' di un anno fa entrando dalla porta principale.
 
Quella dei quartieri alti, dove il domani sembra sempre assicurato e non c'e' spazio per le incertezze, che hanno casa ben lontano da qui.
 
Nei quartieri protetti dal passaggio continuo della vigilanza privata, affollati di "nanas" (tate) che puliscono, cucinano, portano a spasso i cani e si prendono cura dei cuccioli d'uomo dei loro padroni.
 
Dove non si vedono utilitarie e la gente usa la bici solo per fare sport e non come mezzo di trasporto.
 
Ed il gossip la fa da padrone, nonostante la citta' conti circa 6 milioni di persone.
 
E' provinciale, Santiago.
 
A questi livelli, el correo de las brujas (letteralmente "la posta delle streghe", in senso lato "i pettegolezzi") vola veloce di quadra in quadra.
 
Chi l'avrebbe mai detto che a molti interessi sapere se la professora de spinning stia cercando di conquistare Pablo per avanzare nella gerarchia delle classi sociali.
 
Si', perche' qui la distinzione e' ancora forte.
 
Non tutti la rimarcano, ma i piu' conservatori difendono privilegi garantiti da una posizione económica di rilievo ed osteggiando le riforme che riguardano scuola e sanita' pubblica.
 
Nella variegata Santiago esiste pero' una sempre piu' ampia classe piccolo borghese che in Sud America si sta concretizzando.
 
Il Cile, da questo punto di vista, e' all'avanguardia e, paragonato agli altri paesi del continente Latino Americano, e' come se fosse una piccola Svizzera.
 
Io la trovo la classe piu' viva e piu' progressista nel vero senso della parola. Che esce dagli schemi dei PRO PINOCHET o PRO ALLENDE e cerca di superare le divergenze politiche concentrandosi nel lavoro. Dedicando molte energie e risorse a questa economía che nell'ultima decade e' stata a dir poco esplosiva.
 
Quelli che si prendono troppo sul serio, pero', mi ricordano gli Yuppies made in USA, seppur con peculirita' tutte sudamericane.
 
E, pensando al destino che questi hanno avuto, mi spunta un sorriso un po' amaro.
 
In ogni caso, sono proprio queste le persone che svolgono la vita piu' simile a quella di noi europei dal punto di vista dei ritmi, dei rapporti tra coniugi, nella relazione con i figli e con il prossimo in generale...
 
Ricordatevi  pero' che i cileni, disponibili ed accoglienti da un lato, sono permalosi all'ennesima potenza. Fare un'osservazione o, talvolta, anche solo una battuta, vi puo' costare caro ed incrinare per sempre una relazione.
 
Infine, ci sono coloro che ho lasciato per ultimi, ma non perche' si collochino nelle posizioni piu' basse della fantomatica gerarchia sociale.
 
Solo perche' li ho incontrati e conosciuti per ultimi.
 
Sono tutti quelli che lavorano per 300-400.000 pesos (600 euro) al mese, che vivono a due ore di strada (a piedi, con mezzi pubblici, in bicicletta) dall'azienda dove sono occupati, che si ubriacano il sabato e la domenica ed il lunedi' non si presentano al lavoro, che ti sorridono guardandoti negli occhi con diffidenza e con sfida.
 
Ma poi, quando capiscono che non sei contro di loro, anche se sei la hermana del dueño (sorella del titolare), che se ti raccontano le loro storie puoi cercare di aiutarli, almeno fin dove riesci, allora scopri un mondo che mette a dura prova il tuo equilibrio.
 
Non sai se ti rispetteranno, perche' puo' capitare che, per salvare la vita di uno di loro, ti faccia carico di pagare tutte le spese mediche della sua operazione, ma poi, quando si e' rimesso, lo scopri a rubare e devi licenziarlo, perche' i suoi colleghi ne sono stati testimoni. E se non lo fai, loro si arrabbieranno perche' non si sentiranno tutelati. E se lo fai, sei lo stesso uno stronzo per definizione perche' l'hai fatto.
 
E' la dura legge della giungla di chi vive senza certezze.
 
Di chi sa che esistono delle regole, ma non sempre le vuole seguire o non sempre le puo' rispettare.
 
Capita che Felipe abbia incluso nella lista 25 sedie piu' di quelle effettivamente assemblate. L'ha fatto perche' cosi' ha diritto ad un bonus: Il suo responsabile scopre che ha mentito e gli consegna una lettera di richiamo.
 
Alla terza si viene licenziati in tronco.
 
La mattina dopo Felipe si presenta in ufficio e ti dice "Estoy acá para poner la cara por lo que pasó ayer" (sono qui per mettere la faccia per quello che e' successo ieri). E ti spiega che l'ha fatto perche' non aveva i soldi per pagare le medicine per i suoi genitori (qui la sanita' e' gestita come negli USA).
 
Tu gli chiedi perche' non fosse venuto a chiederti aiuto prima, evitando di fare scemenze.
 
"Perche' avevo paura" "E perche' mi vergognavo".
 
"Ricordati che per le persone que se portan bien (che si comportano bene), la puerta siempre esta abierta, pero siempre tienes que venir ANTES".

"L'ho capito e per questo volevo metterci la faccia" e ti guarda diritto negli occhi, che tu trovi sinceri, profondi e tormentati.
 
Ecco, dentro di me ci sono tante Santiago e le vivo tutte intensamente.
 
Talvolta e' emotivamente impegnativo, ma viverle diversamente sarebbe come non vivere la vita vera.
 
To be continued...
 

7 commenti:

  1. Bellissima storia. Non meno intima e sentita delle altre. Ma molto più ricca di dettagli e immagini.

    Sono contento di ritrovarti, così in forma e così coinvolta. E quel to be continued è una promessa di altri racconti.

    Ti aspetto. Un abbraccio,
    HP

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    1. HP,

      mi sono ritagliata una mezzora ed ho scritto cose che mi frullavano in testa da tempo.

      Vedremo quando riusciro' a farlo di nuovo :-).

      Io sto abastanza bene e cosi' spero di te.

      Ricambio l'abbraccio.

      Elena

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  2. Elena da te potevo solo aspettarmi tutta questa sensibilità! Certo "viverla" deve essere molto difficile...ma da leggere regala grandi emozioni e riflessioni.
    Ciao un abbraccio
    Irene

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    1. Irene,

      mi considero molto fortunata a poter fare l'esperienza che sto facendo, sia dal punto di vista lavorativo, che da quello umano.

      Un arricchimento incredibile.

      Un abbraccio anche a te e a presto!

      Elena

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  3. La realtà cilena è complessa, difficile, soprattutto in questo tempo di crisi economica interminabile; rispetto ad altre, però, a fronte di una maggiore fragilità strutturale mi sembra di scorgere un notevole dinamismo. Credo davvero che il Cile possa rappresentare un modello di sviluppo per gli altri Paesi dell'America Latina (Brasile compreso).

    Un abbraccio.
    P.

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  4. La crisi económica che stiamo vivendo noi, in Sud America non c'e'.

    L'economia cilena ha vissuto anni d'oro (solo ora inizia a rallentare), quella peruviana e' in pieno boom....

    Per ora, in queste nazioni il problema non e' rappresentato dalla carenza di posti di lavoro.

    Resta il fatto che la realta' cilena sia complessa, o, meglio, figlia della sua storia, come tutte, del resto.

    Pensiamo alla nostra, non certo meno complicata:-).

    Il mondo non finisce al di la' dei confini dell'Europa o degli USA.

    Avere l'opportunita' di andaré oltre questi confini non solo per turismo e' una gran fortuna.

    E' come poter aprire la mente ed accorgersi di quante realta' esistano. E viverle.

    Con tutto cio' che questo comporta.

    Un abbraccio.

    Elena

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